UNA VOLTA CENAVAMO NEL TINELLO

Russo Nunzio: UNA VOLTA CENAVAMO NEL TINELLO

Spesso i ricordi appaiono lontani nel tempo come i secoli, ma a ben guardare ci accorgiamo che sono soltanto decenni. Un soffio, quasi. Com'erano diverse le case degli anni sessanta, com'era diversa l'Italia di quegli anni. Era un'Italia lanciata verso il boom economico e dove tutti si rivoltavano le maniche, risalendo con il sudore del lavoro dagli abissi di una guerra tragica e perduta. Si costruivano i primi condomini, forse per ricostruire la nostra stessa identità. Casermoni di cemento che crescevano un pò ovunque, con qualche terrazzino dove si tentava di far crescere dei fiori. Era un'Italia più povera se confrontata a quella di oggi, ma tanto ricca d'importanti valori. 

Quando tornavamo a casa, la mamma era sempre ai fornelli, e noi contenti correvamo ad aiutare. La rivoluzione americana si chiamava “cucina economica”. Niente più enormi credenze e ghiacciaie. Adesso c’erano i fornelli a gas e i pensili di formica laccati di bianco e il tavolo anch’esso laccato, e ancora un frigorifero con lo scomparto del ghiaccio e un maniglione grande per aprire. Era insomma un’Italia in bianco e nero che sgobbava dodici ore al giorno ed era finalmente felice. 

E poi, si cenava nel tinello. Il luogo della magia, dove stavi con mamma e papà e gli ospiti durante le feste. Oggi il tinello non c’è più e i più giovani neppure ne conoscono l’esistenza. Il tinello aveva un tavolo al centro, spesso con il vetro sopra perché non si macchiasse. Su un lato l’obbligatoria credenza con i vetri, dove erano conservati ed esposti i bicchieri belli e il servizio di piatti buono, insieme con la caffettiera e la teiera in Silver, regalo dei parenti per il matrimonio. Il tinello era la stanza importante della famiglia, poco distante dalla cucina, per vivere una cena diversa e importante. Ed era un bel sedere a tavola, osservando le tendine di pizzo alle finestre e un tappeto a coprire il marmo da due lire che correva per tutta la casa. Lì, erano raccolte le cose preziose: un centrino di pizzo al centro tavola e le statuine di finto Capodimonte. 

Il tinello, in sostanza, era uno status symbol e un segno d’unità della famiglia. Pochi, pochissimi metri quadrati per dire: noi siamo vivi e ci vogliamo bene. Guardando indietro, appare chiaro che le case di ieri non erano belle e confortevoli come le nostre del terzo millennio. C’era un solo bagno, per esempio, ma anche quello in quell’Italia era una conquista, perché era finito il tempo dei bagni condivisi. Eppure quella era la nostra casa. Era il luogo dove i valori avevano un senso. Ricordiamoci di questo quando pensiamo di comprare un’abitazione, e magari decidiamo di acquistare un buon usato da ristrutturare, pensando anche a realizzare una stanza magica come il tinello. Potremo risparmiare e saremo più contenti.

Nunzio Russo

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